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Rieducazione Posturale

Cos'è la Rieducazione Posturale

La rieducazione posturale  è una tecnica  che mira al ripristino di una condizione di  “omeostasi” dell’organismo ed alla rimozione dei compensi attraverso la correzione della morfologia del corpo.

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Cos'è la Postura

La postura è la posizione che il nostro corpo occupa nello spazio grazie al tono e al pretensionamento dei muscoli statici. Essa dipende dal patrimonio genetico, dalla personalità e dalle afferenze esterne e di adattamento all’ambiente avvenute nel corso della nostra vita.

Possiamo considerare l’architettura del corpo umano come un insieme di leve, dove esiste da una parte il vettore forza peso che è attratto dalla forza di gravità, dall’altra la muscolatura tonica che si oppone ad essa mentre lo scheletro costituisce il fulcro.

I muscoli antigravitari come abbiamo detto sono tonici, a metabolismo ossidativo, ricchi di fibre di tipo rosso, corti con tendini lunghi, abituati a lavorare per periodi prolungati con poco dispendio energetico. Essi si differenziano da quelli fasici, ricchi di fibre bianche a metabolismo fosforilativo, i quali permettono di esprimere più forza per un tempo limitato.

I muscoli antigravitari sono sottoposti ad una attività contrattile continua e prolungata sia per assicurare la coattazione articolare dei vari segmenti corporei, sia per mantenere le posture ed garantire l’equilibrio generale durante il moto.

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Quali sono i principi su cui si basa

La tecnica della rieducazione posturale prevede un riallungamento dei muscoli antigravitari.

Quando l’organismo subisce un trauma, uno stimolo doloroso, un condizionamento a una postura fissa e prolungata nel tempo, reagisce, contraendo e accorciando la muscolatura tonica.

Questo meccanismo si mette in atto per assicurare e preservare dal “pericolo” le funzioni più importanti, dette “egemoni”.

La tecnica prevede di individuare le catene muscolari più retratte e recuperare l’equilibrio morfologico, ovvero le corrette lunghezze muscolari.

Una problematica locale infatti deve essere considerata nel contesto della situazione generale.

Immaginiamo di dover correggere una iperlordosi lombare. Questa condizione è probabilmente associabile a una retrazione dei muscoli lombari posteriori che fungono da corda dell’arco lombare, e contemporaneamente a una retrazione dell’ileo-psoas, muscolo situato anteriormente alla colonna la cui azione di flessore d’anca alimenta la convessità della curva. Il paziente può presentare inoltre piattismo o cavismo dei piedi, antepulsione  o retropulsione del bacino, rettilinizzazione o iperlordosi delle altre curve della colonna associate a spalle anteposte o scapole addotte.

Il piano riabilitativo consiste pertanto nell’allungare la muscolatura spinale posteriore, la principale responsabile, associato all’allungamento di quelle catene muscolari che vengono ritenute corresponsabili nel determinismo del problema.

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Funzioni egemoni e ruolo della muscolatura​

Le funzioni egemoni sono quelle importanti attività dell’organismo il quale, per mantenere l’integrità e la sopravvivenza delle stesse sacrifica altre strutture determinando patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.

Una delle funzioni fondamentali è il mantenimento della stazione eretta..

Essa statuisce che il corpo tende a sacrificare altro pur di mantenere stazione eretta e orizzontalità dello sguardo.

A conferma di ciò nelle scoliosi, qualsiasi sia la causa e la progressione, troviamo sempre diverse curve di compensazione per garantire queste priorità.

L’organismo tende altresì a proteggere strutture nobili quali il midollo spinale. Nei pazienti con ernia alla colonna cervicale è normale repertare contratture antalgiche ai trapezi e ai muscoli del collo per “difendere” l’integrità del midollo spinale, arrivando in taluni casi ad impedire in parte o quasi del tutto il movimento fisiologico di flesso-estensione, inclinazione laterale e rotazione del collo. In questo caso ad un problema ne si è aggiunto un altro, poiché una volta effettuata la rimozione dell’ernia per via chirurgica, facilmente residua quel quadro di contratture e di ipomobilità del rachide che porta il paziente all’attenzione del riabilitatore.  

Tale evento è tipico anche del distretto lombare e lombosacrale.

Possiamo anche considerare che, se prestiamo attenzione al cammino di un soggetto con dolore alla caviglia, esso facilmente assumerà un atteggiamento di protezione e di cautela adattando il corpo a caricare meno l’arto,  ed è possibile che conserverà questo schema motorio alterato anche dopo che il suo disturbo sarà terminato. Anche in questo caso per permettere la stazione eretta e la deambulazione si generano dei compensi a distanza dalla sede del problema principale.

 

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© 2020-24 by Riccardo Pasqualini

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